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Sfondo del paragrafo

Le PROBLEMATICHE della
VITA RELIGIOSA

nella «Parola di Dio» 
e nella «Tradizione della Chiesa»

Parola di Dio

  

Antico Testamento

 

       Mosè voleva servire totalmente il Signore con la moglie, ma..

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  • «(Mosè) Mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire. Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: “Tu sei per me uno sposo di sangue”. Allora si ritirò da lui. Essa aveva detto sposo di sangue a causa della circoncisione» ( Es 4,24-26 ).

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                [Per l'interpretazione di questo passo, vedi sempre su questo sussidio,    

                nell'epoca medievale, la spiegazione di S. Antonio di Padova / cliccando qui]. 

 

       Annuncio dato al profeta Samuele riguardo ai sacerdoti..

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  • «Allora il Signore disse a Samuele: Ecco, io sto per fare in Israele una cosa che risuonerà negli orecchi di chiunque l'udrà. In quel giorno compirò contro Eli quanto ho pronunciato riguardo alla sua casa, da cima a fondo. Gli ho annunciato che io faccio giustizia della casa di lui per sempre, perché sapeva che i suoi figli (sacerdoti) disonoravano Dio e non li ha ammoniti.              Per questo io giuro contro la casa di Eli: non sarà mai espiata la colpa della casa di Eli, né con i sacrifici né con le offerte!» (1Sam 3,11-14).

     

    Obbedire è meglio del sacrificio..

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  • «Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore ? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti!» ( 1Sam 15,22 ).

 

Nuovo Testamento

 

       La totale obbedienza di Gesù al Padre, esempio per i                         consacrati..

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  • «Gesù disse loro: “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere la sua opera”». (Gv 4,34).

     

  • «Gesù rispose: “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”» (Gv 6,35.38).

     

  • «Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre (in greco è proprio “sempre” πá½±ντοτε) le cose che gli sono gradite» (Gv 8,29).

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               [Per ulteriori passi riguardo all'obbedienza religiosa, vedi sempre su questo

               sussidio nell'epoca medievale le affermazioni di Sant'Antonio di Padova].

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       Gesù dice a Pietro: lungi da me satana (dietro di me)..

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  • «Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!"» (Mt 16,21-23).

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               ["Lungi da me, satana", in greco á½€πá½·σω μου, σατανᾶ (pronuncia: opìso mu).

               Questa frase, come diceva un prof. del biblico P. L. Roman, ha un senso anche 

               strettamente religioso e si può tradurre con: sta al tuo posto, ritorna al tuo  

               posto, nel senso che Pietro doveva obbedire a Gesù che era il suo superiore e 

               non scavalcarlo nell'ordine  religioso. Letteralmente, si può tradurre: stai  

               dietro di me].

 

       Su coloro che mettono mano all'aratro e poi si volgono                     indietro..

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  • «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,62).

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               [Per la spiegazione ulteriore di questo passo vedi sempre su questo sussidio 

               nell'epoca medievale la spiegazione di San Francesco d'Assisi, Sant'Antonio di 

               Padova ed alcuni passi del diritto canonico nell'epoca post moderna degli

               Insegnamenti della Chiesa Cattolica].

 

       La comunità di Gesù di totalmente consacrati e il traditore..

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  • «Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Dì, chi è colui a cui si riferisce?". Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". Rispose allora Gesù: "E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto". Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui"» (Gv 13,21-31).

     

       Diatriba tra Paolo e Barnaba e, tra Paolo e Marco..

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  • «Dopo alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: “Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno”. Barnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore» (At 15,36-40).

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               [Per la spiegazione ulteriore di questo passo vedi sempre su questo sussidio

               nell'epoca post moderna la spiegazione di Papa Benedetto XVI].

 

       Diatriba tra i consacrati Pietro e Paolo..

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  • «Quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?”» (Gal 2,11-14).

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               [Per la spiegazione ulteriore di questo passo vedi sempre su questo sussidio

               nell'epoca post moderna la spiegazione di Papa Benedetto XVI].

 

       I non sposati e le vedove rimangano così, se sanno                             dominarsi..

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  • «Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno dominarsi, si sposino: è meglio sposarsi che bruciare» (1Cor 7,7-9).

 

Insegnamento della Chiesa Cattolica

  

Epoca Patristica

                                                                                                                                  Risoluzioni evolutive nell’epoca patristica (Cfr. Prof. Messana)

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  • - S. Antonio Abate (250 - † 356), ritirandosi nel deserto (cf Mt 4,1) e vivendo da solo, diede inizio allo stile di vita eremitico.

  • - San Pacomio (287 - † 347), però, con tutto il rispetto per Antonio Abate che viveva da solo, volle vivere la vita comunitaria di Gesù  e degli Apostoli (cfr At 2,42) e non da solo, dato che Gesù viveva con una Comunità, radunando (Pacomio) per la prima volta i monaci in una comunità, ma con molta rigidezza però.

  • - San Basilio Magno (330 - † 379) tuttavia, scrisse delle regole di vita monastica comunitarie meno rigide (cfr Mt 11,29ss).

  • - Sant’Ambrogio (340 - † 397), a seguire, perfezionò anche la dimensione giuridica (cfr Sal 97,2; Mt 22,21).

  • - Sant’Agostino (330 - † 379), cercò di concretizzare una sintesi dell’esempio dei suoi predecessori (cfr Mt 13,52). 

 

       La Continenza riguarda anche il pensiero..

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  • --- S. Agostino di Ippona (Vescovo e Dottore della Chiesa; 354 - † 430): «“Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose dell'alto, dov'è il Cristo, assiso alla destra di Dio; pensate alle cose dell'alto, e non a quelle che sono sulla terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando comparirà Cristo, vostra vita, allora anche voi apparirete con lui nella gloria”. Cerchiamo di capire a chi siano indirizzate queste parole.. Egli si rivolge a coloro che sono risuscitati con Cristo: risuscitati spiritualmente, non ancora col corpo. Li dice morti, ma da questa morte usciti ancora più vivi; difatti afferma che la loro vita è nascosta con Cristo in Dio. Sono di tali morti le parole: “Veramente non vivo più io; è Cristo che vive in me”. Eppure a questa gente, la cui vita è nascosta con Cristo in Dio, rivolge il monito e l'esortazione di mortificare le loro membra finché sono sulla terra. Così infatti prosegue: Fate dunque morire le vostre membra che sono sulla terra. E affinché nessuno, magari perché tardo d'ingegno, pensasse che la loro mortificazione dovesse esercitarsi sulle membra visibili del corpo, subito precisando il senso delle sue parole, soggiunge: La fornicazione, l'impurità, la passione, il desiderio cattivo, l'avarizia, che è una specie d'idolatria. Ma allora, bisognerà forse credere che queste persone, che erano già morte e la cui vita era nascosta con Cristo in Dio, fossero ancora dedite alla fornicazione, o che menassero una vita scostumata, si dessero ad opere malvagie, al servizio delle voglie della concupiscenza o dell'avarizia, sì da esserne sconvolte? Nessuno, per quanto insipiente, potrebbe pensare una tal cosa nei loro riguardi. Se pertanto l'Apostolo vuole che pratichino la mortificazione, esercitando la virtù della continenza, lo dice per certi moti che ancora sussistono in noi e ci disturbano con i loro richiami al di là del consenso della nostra mente e senza esplicarsi in opere esterne attraverso le membra del corpo. Questi moti vengono mortificati dalla continenza tutte le volte che ad essi si rifiuta il consenso della mente e non si somministrano le armi, cioè le membra del corpo. E poi, c'è qualcosa di più importante, che occorre sottoporre a una vigilanza e continenza ancora più rigorose. È il nostro stesso pensiero, che, sebbene in certo qual modo sfiorato dal richiamo e, per così dire, dal bisbiglio di questi moti, deve resistere alle loro lusinghe e restarne immune, sì da potersi volgere meglio alle cose del cielo e gustarne la soavità» (AGOSTINO DI IPPONA, La continenza, n. 13.29).

 

       Chi disobbedisce diventa diavolo a se stesso.. 

                         

  • --- Da una citazione di S. Giovanni Climaco (Abate ; ca 579 ca. 649): «disse S. Giovanni Climaco.. parlando dei religiosi.. “Il religioso che, invece di ubbidire, disprezza la guida del suo superiore e vuol guidarsi da se stesso, non ha bisogno di demonio che lo tenti, mentr'egli diviene demonio a se stesso”».

    (Citato da ALFONSO M. LIGUORI, La vera sposa di Gesù Cristo, cap. VII, n. 2)   

                       

Epoca Medievale

 

       Il vero Obbediente.. l’esempio del cadavere..

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  • --- S. Francesco d'Assisi (Frate, Diacono e Fondatore dell'Ordine dei Frati Minori; 1181/2 - † 1226): «Quando una volta gli domandarono (a S. Francesco d’Assisi) : “chi deve essere ritenuto un vero frate minore?”, egli portò l'esempio del cadavere. "Prendi un corpo morto – disse – e mettilo dove ti pare e piace. E vedrai che, se lo muovi, non si oppone; se lo lasci cadere, non protesta. Se lo metti in cattedra, non guarderà in alto, ma in basso. Se gli metti un vestito di porpora, sembrerà doppiamente pallido. Questo è il vero obbediente: chi non giudica il perché lo spostano; non si cura del luogo a cui vien destinato; non insiste per essere trasferito; eletto ad un ufficio, mantiene la solita umiltà..» (FONTI FRANCESCANE, n. 1107).

 

       La promessa è per coloro che obbediscono..

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  • --- S. Francesco d'Assisi: «La Promessa è diretta a coloro che obbediscono ai Comandamenti di Dio e dei loro padri spirituali» (FONTI FRANCESCANE, n. 2265).

 

       Su coloro che mettono mano all'aratro e poi si volgono                     indietro..

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  • --- S. Francesco d'Assisi: «Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro Superiori, guardano indietro e ritornano al vomito della propria volontà. Questi sono degli omicidi e per i loro cattivi esempi fanno perdere molte Anime!». (FONTI F., n. 151).

     

  • --- S. Antonio di Padova  (Frate, Sacerdote e Dottore della Chiesa; 1195 – † 1231): «Colui che devia dai buoni propositi e dopo il voto ritorna al vomito.. costui con la sua bella bocca blasfema e con il martello della lingua colpisce e flagella Cristo nelle sue membra. Allontanandosi infatti insieme a satana dalla presenza del Signore diffama l’Ordine, di uno dice che è superbo, dell’altro che è goloso, e per apparire lui stesso innocente, giudica gli altri colpevoli cosi maschera la sua cattiveria infamando gli altri» (ANTONIO DI PADOVA, Sermoni,  Dom. di quinquagesima).

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       Mosè voleva servire totalmente il Signore con la moglie ma ..

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  • --- S. Antonio di Padova: «Quando Mosè, come racconta l’Esodo (cfr Es 4,24-26), si avviò con la moglie e i figli verso l’Egitto per andare a liberare il popolo d’ Israele, un Angelo voleva ucciderlo; solo quando rimandò indietro moglie e figli, l’Angelo lo lasciò proseguire.. così i sacerdoti che pretendono di liberare il popolo di Dio dalla schiavitù del demonio, li affronterà il Signore e li ucciderà, se non si separeranno dalla moglie e dai figli» (ANTONIO DI PADOVA, Sermoni,  Domenica 5° dopo Pentecoste).

     

       Chi rifiuta di sottomettersi al superiore diventa simile al                 diavolo..

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  • --- S. Antonio di Padova: «Il diavolo non seppe conservare la sapienza che gli era stata infusa.. perché rifiutò di sottomettersi al suo Creatore. Diventano sue membra coloro che rifiutano di sottomettersi al giogo dell'obbedienza nel nome di Colui che fu obbediente fino alla croce. Ogni volta che rifiuti ostinatamente di obbedire al tuo superiore, diventi simile all'angelo apostata. Non disprezzi un uomo, ma Dio, che ha posto degli uomini sopra la testa di altri uomini.. Quando ti sottometti umilmente ad un altro, allora ti innalzi mirabilmente al di sopra di te stesso» (ANTONIO DI PADOVA, Sermoni,  Domenica 11° dopo Pentecoste).

     

    C’è  chi vola verso Dio …  e chi vola verso il diavolo!

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  • --- S. Antonio di Padova : «Racconta la Genesi che Dina, figlia di Giacobbe, uscì a vedere le fanciulle di quella regione. La vide Sichem, che la rapì e violò la sua verginità (cf. Gn 34,1-2). Così l'anima sventurata viene portata all'esterno attraverso i sensi del corpo per vedere le bellezze mondane; e mentre va errando qua e là, con il suo consenso viene rapita dal diavolo, e il risultato è la sua rovina. Quale diversità di volo! Gli apostoli dalle cose terrene volano a quelle celesti; costei dalle cose celesti scende a quelle terrene; questa vola verso il diavolo, quelli verso Cristo» (ANTONIO DI PADOVA, Sermoni  Festivi,  I,2).

     

Epoca Moderna

 

       Nessuno esercizio è più necessario che obbedire al                           superiore..

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  • --- S. Ignazio di Loyola  (Religioso, Sacerdote e Fondatore della Compagnia di Gesù; 1491 - † 1556 ): «Nei regni come nelle città e nei particolari Istituti e le loro case, sia nei tempi passati sia nei presenti, comunemente si suole ridurre il governo alla unità di un superiore per eliminare la confusione e il disordine e per dirigere bene i molti insieme.. Ma molto più efficace è il vivo esempio di Cristo N.S. il quale, vivendo in compagnia dei suoi genitori, "era loro sottomesso" (Lc 2,51) ; e tra loro due la nostra comune Signora, la Vergine Maria, lo era a Giuseppe, cui come a capo così parla l'angelo: "Prendi il figlio e sua madre" (Mt 2,13). Lo stesso Cristo N.S., vivendo in compagnia dei suoi discepoli, si degnò essere loro capo e, dovendosi allontanare fisicamente, lasciò S. Pietro capo degli altri e di tutta la Chiesa, raccomandandogli di governarli: "Pasci le mie pecore" (Gv 21,17). E così fu anche dopo che gli apostoli furono ripieni dello Spirito Santo. Ora se essi ebbero bisogno di un superiore, quanto più ogni altra comunità?.. Come dice S. Gregorio, "l'ubbidienza non è tanto una virtù, quanto madre di virtù".. nessuna moltitudine può conservarsi come corpo se non è unita, né‚ si può unire se non c'è ordine, né‚ ci può essere ordine se non c'è un capo cui siano subordinati per ubbidienza gli altri membri. Se quindi si desidera che si conservi l’essere del nostro Istituto, bisogna desiderare di avere qualcuno che vi sia capo.. E quindi nessun esercizio ritengo come più opportuno e necessario, per il bene comune della Compagnia, che questo dell'ubbidire molto bene. Così pure, per sapere presiedere agli altri e reggerli, è necessario anzitutto essere buoni maestri nell'ubbidire. E come è assai utile alla Compagnia avere uomini capaci di dirigere, lo è pure avere un mezzo per imparare a ubbidire.. Vediamo che in molte comunità la mancanza di capi con autorità sufficiente per reggere gli altri ha provocato sbagli numerosi e rilevanti. Al contrario si vede il vantaggio del governo là dove tutti ubbidiscono a un capo.. Chi non fosse disposto a ubbidire e a lasciarsi guidare nel modo detto.. si disponga a prendere altra via, lasciando la vostra comunità e il suo comune modo di vivere, perché‚ non conviene che in essa ci sia alcuno che non possa o non voglia sottomettersi all'ubbidienza come l'abbiamo esposta»  (IGNAZIO DI LOYOLA, Lettera alla comunità di Gandia, 29 luglio 1547, MI Epp I 331-338).

     

    L'obbedienza religiosa dona la chiave del cielo..

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  • --- S. Ignazio di Loyola: «l'ubbidienza fa marciare senza fatica e avanzare più rapidamente sulla via del cielo.. fa guadagnare e possedere più sicuramente la chiave con cui entrare nel cielo. Questo fa l'ubbidienza, mentre la disobbedienza fece e fa perdere la chiave del cielo» (IGNAZIO DI LOYOLA, Lettera alla comunità di Gandia, 29 luglio 1547, MI Epp I 331-338).

     

    La precedenza all’obbedienza ai superiori..

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  • --- S. Francesco di Sales (Vescovo e Dottore della Chiesa; 1567 - † 1622): «Nell’esercizio delle virtù dobbiamo dare la precedenza a quelle più utili al compimento del nostro dovere, non a quelle che ci piacciono di più. A Santa Paola piacevano le asprezze delle mortificazioni corporali per godere più facilmente delle dolcezze dello spirito, ma il suo primo dovere era l’obbedienza ai superiori» (FRANCESCO DI SALES, Filotea, parte III°, cap. I).

     

    Privazione del soccorso Celeste x disaccordo coi superiori..

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  • --- S. Margherita M. Alacoque (Religiosa; 1647 - † 1690): «Il Signore mi disse.. : “Ascolta ciò che ti dico che viene dalla bocca della verità: tutti i religiosi separati e in contrasto con i loro superiori si devono considerare come vasi di riprovazione, in cui i buoni liquori vengono a corrompersi e sui quali cadono i dardi del divino sole della Giustizia producendo gli stessi effetti del sole quando splende sul fango. Queste anime sono rifiutate dal mio Cuore; e più esse cercano di avvicinarsi a Me per mezzo di pratiche spirituali, più Io mi allontano da loro con orrore.. ogni superiore, infatti.. tiene il mio posto.. Per questo il suddito che crede di colpire il superiore, ferisce mortalmente se stesso e, alla fine, busserà invano alla porta della Misericordia, perché non sarà esaudito, io infatti ascolterò solo la voce del superiore”. Mi fece vedere una folla di anime religiose che, per non essere andati d’accordo con i loro superiori, erano state private del soccorso della santa Vergine, dei Santi e della visita dei loro Angeli custodi nelle terribili fiamme del purgatorio, ove alcune sarebbero rimaste fino al giorno del Giudizio.. Ce n’erano altre che, separate a causa delle loro mancanze contro l’unione.. non ricevevano alcun soccorso ed erano private dei suffragi». (MARGHERITA M. ALACOQUE, Scritti Autobiografici, ADP-Roma, IV ed., pag. 103).

 

       L’obbedienza è il pilatro principale e il fondamento..

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  • --- Su S. Margherita M. Alacoque - [S. Francesco di Sales le apparve in visione e le disse]: «Ma come puoi pensare, fi­glia mia, di far piacere a Dio, superando i limiti dell'obbedienza? Questa, e non l'austerità, è il pila­stro principale e il fondamento”»  (MARGHERITA M. ALACOQUE, Autobiog., n. 37).

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Epoca Post Moderna

 

       Obbedienza religiosa e Fede..

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  • --- S. Massimiliano M. Kolbe (Frate e Sacerdote Martire; 1894 † 1941): «L’Obbedienza Religiosa è come il Mistero della fede ! » (Cfr. MASSIMILIANO MARIA KOLBE, SK 329 - A fr. MieczysÅ‚aw Mirochna, Nagasaki, In treno verso Tokyo, 17 III 1931).

     

    Primato dell’Obbedienza al Superiore..

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  • --- S. Massimiliano M. Kolbe: «Non si può realizzare niente di meglio al di sopra dell’Ordine di un Superiore»

       (Cfr. MASSIMILIANO M. KOLBE, SK 962 , Esercizi spirituali                       dell'anno 1912 , Cracovia, settembre-ottobre 1912).

 

       Vedere nel superiore Dio  che comanda..

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  • --- S. Massimiliano M. Kolbe: «Vedere Dio nel Superiore che comanda!» (Cfr. MASSIMILIANO M. KOLBE, SK 962 , Esercizi spirituali dell'anno 1912 , Cracovia, settembre-ottobre 1912).

 

       L'obbedienza è la sola che ci manifesta la Divina Volontà..

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  • --- S. Massimiliano M. Kolbe: «L'obbedienza, ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà. È vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L'unica eccezione si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina». (Cfr. MASSIM. MARIA KOLBE, in: Ufficio delle Letture, 14 Agosto).

 

       Il Professo non può uscire se non per..

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  • --- Codice di Diritto Canonico (1983): «Un professo di voti perpetui non può passare dal proprio istituto religioso ad un altro se non per concessione del Moderatore supremo dell'uno e dell'altro istituto, previo consenso dei rispettivi consigli» (Can. 684 - §1); «Un professo di voti perpetui non chieda l'indulto di lasciare l'istituto se non per cause molto gravi ponderate davanti a Dio; presenti la sua domanda al Moderatore supremo dell'istituto, il quale la inoltrerà all'autorità competente insieme con il voto suo e del suo consiglio» (Can. 691 - §1); «Un religioso può essere dimesso anche per altre cause purché siano gravi, esterne, imputabili e comprovate giuridicamente, come ad esempio: la negligenza abituale degli obblighi della vita consacrata; le ripetute violazioni dei vincoli sacri; la disobbedienza ostinata alle legittime disposizioni dei Superiori in materia grave; un grave scandalo derivato dal comportamento colpevole del religioso; l'ostinato appoggio o la propaganda di dottrine condannate dal magistero della Chiesa; l'adesione pubblica a ideologie inficiate di materialismo o di ateismo; l'assenza illegittima, di cui al ca. 665, §2, protratta per sei mesi; altre cause di simile gravità eventualmente determinate dal diritto proprio»

       (CODICE DI DIRITTO CANONICO, Can. 696 - §1).

 

       Diatriba tra Paolo e Barnaba e, tra Paolo e Marco..

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  • --- Benedetto XVI (Papa dal 2005 al 2013): «I due, Paolo e Barnaba, entrarono poi in contrasto, all'inizio del secondo viaggio missionario, perché Barnaba era dell’idea di prendere come compagno Giovanni Marco, mentre Paolo non voleva, essendosi il giovane separato da loro durante il viaggio precedente (cfr At 13,13; 15,36-40). Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. E così Paolo, che era stato piuttosto aspro e amaro nei confronti di Marco, alla fine si ritrova con lui. Nelle ultime Lettere di san Paolo, a Filèmone e nella seconda a Timoteo, proprio Marco appare come “il  mio collaboratore”. Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità». (BENEDETTO XVI, Udienza Generale [31 gennaio 2007]).

 

       Diatriba tra Pietro e Paolo. Paolo poi “ammette”..

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  •  --- Benedetto XVI: «Strano a dirsi, ma scrivendo ai cristiani di Roma, alcuni anni dopo (intorno alla metà degli anni 50 d.C.), Paolo stesso si troverà di fronte ad una situazione analoga [riguardo alla diatriba tra Pietro e Paolo ad Antiochia, quando Paolo si oppose a Pietro in Gal 2,11ss] e chiederà ai forti di non mangiare cibo impuro per non perdere o per non scandalizzare i deboli: “Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi” (Rm 14,21). L’incidente di Antiochia (Cfr. Gal 2,11ss) si rivelò così una lezione tanto per Pietro quanto per Paolo. Solo il dialogo sincero, aperto alla verità del Vangelo, poté orientare il cammino della Chiesa» (BENEDETTO XVI, Udienza Generale [1 ottobre 2008]).

 

       Imparare l’Obbedienza e il Rispetto verso chi sta a Capo..

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  • --- Liturgia delle Ore: «Per il Mistero della sottomissione a Giuseppe e a Maria, insegnaci l’Obbedienza e il Rispetto verso coloro che hai posto a Capo della Comunità!» (Cfr. LITURGIA DELLE ORE, Festa d. S. Famiglia, Primi vespri, Intercessione).

 

Testimonianze

 

       Vocazioni e chiamate particolari..

​

  • Vai al tasto: Testimonianze varie (scritte e video) cliccando qui..

San Antonio - Mosè
San Antonio - Mosè (Ritorno)
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